"Dove nessuno mai": Agostini a Brno 50 anni fa si prese il 15° mondiale e divenne immortale

Dopo cinque anni di assenza, nel weekend dal 18 al 20 luglio torna nel motomondiale il Gran Premio della Repubblica Ceca a Brno, dodicesimo round iridato 2025, ultima corsa prima della sosta estiva di tre settimane. Cinquant’anni fa, il 24 agosto 1975, proprio sul circuito di Brno, all’epoca sul tracciato stradale di 10,9 km, Giacomo Agostini su Yamaha 500 conquistava il suo 15° e ultimo titolo mondiale, record imbattuto da mezzo secolo. Campionato storico, quello del 1975: per la prima volta dal 1949, nella classe regina 500 vinceva una moto con motore a due tempi. Per la prima volta una Casa giapponese (motore 4 cilindri 2 tempi) diventava campione del mondo della massima cilindrata. Dieci anni prima, nel 1966, la Honda (motore 4 cilindri 4 tempi) aveva fatto suo il titolo marche con Mike Hailwood e Jim Redman ma era stato Agostini su MV Agusta (motore 4 cilindri 4 tempi) a vincere il suo primo titolo mondiale nella mezzo litro.
Nel motomondiale 1975 il 33enne asso di Lovere, passato nel 1974 dalla Casa di Cascina Costa a quella dei tre diapason, aveva vinto i Gran Premi di Francia, Germania, Finlandia, mentre il suo più diretto avversario – Phil Read (MV Agusta) – si era aggiudicato la vittoria a Spa e a Brno, ma restando appiedato il 27 luglio a Imatra per un guasto meccanico e lasciando via libera all’italiano. Per il gioco degli scarti – all’epoca si cancellavano i quattro peggiori risultati su dieci – Ago poteva accontentarsi di arrivare entro i primi tre nell’ultima corsa di Brno. Così fu, appunto il 24 agosto 1975 nel GP di Cecoslovacchia sul circuito stradale di Brno con Agostini “comodo” secondo dietro a Read, ma con in tasca il titolo mondiale N° 15 dopo aver vinto nel 1975, sempre su Yamaha, il mondiale 350.
Quel doppio titolo pilota-costruttori Agostini-Yamaha, ha per il fuoriclasse bergamasco il sapore di una doppia “vendetta”: quella dell’ex ai danni della sua ex Casa, la MV Agusta, che lo aveva lanciato nel firmamento del motociclismo mondiale facendogli vincere tutto e di più ma che alla fine, nel 1973, gli aveva messo in squadra come pungolo il “nemico” Phil Read sulla nuova moto più potente e affidabile – Ago sulla fragile moto sperimentale tagliò il traguardo delle 500 solo in 4 gare su 11: e la vendetta proprio contro il baronetto inglese, per Ago vera “bestia nera”.
Sul piano tecnico, nel 1975, la Yamaha YZR500 0W20 4 cilindri 2 tempi aspirata di Agostini, superava oltre 100 CV di potenza sopra gli 11.000 giri e pesava 130 Kg, con velocità sui 290 Kmh. La MV Agusta 4 cilindri 4 tempi bialbero a metà stagione ’75 era arrivata vicino ai 100 CV sopra i 14.000 giri, con peso sui 140 Kg. Teoricamente, la Yamaha era più delicata e fragile di motore e più difficile da guidare ma in realtà fu l’opposto con le moto varesine spesso con problemi di motore, più scorbutiche nel misto, almeno fino all’arrivo dei nuovi telai a metà stagione realizzati dall’Ing. Bocchi.
Insomma, Agostini, oltre al gran manico, aveva fiuto e intuito e sapere scegliere: nel 1974 abbandonò la MV per passare – con un ingaggio record – alla Yamaha (priva di un fuoriclasse per la 500 dopo la morte di Jarno Saarinen a Monza il 20 maggio 1973) ritenendo oramai i motori 2 tempi più competitivi. Sui bolidi della Casa dei tre diapason Ago fece pure la mirabile doppietta, stavolta con le TZ 750, nelle 200 Miglia di Daytona e di Imola battendo anche il number one dei piloti americani Kenny Roberts, diventando così il “campione dei 2 mondi”, il pilota più titolato di sempre, tatticamente superiore, fra i più grandi di tutti i tempi, il primo a creare una nuova immagine del motociclismo, fuori dal giro – pur corposo- degli appassionati.
La Gazzetta dello Sport